Dichiarazione di voto
Data: 
Giovedì, 29 Giugno, 2023
Nome: 
Arturo Scotto

A.C. 1238

Grazie, signora Presidente. Signori del Governo, signori della maggioranza, un consiglio non richiesto: spegnete l'Istituto Luce e provate ad atterrare nel mondo reale.

Parto con una storia che il Governo conosce, cioè i 250 lavoratrici e lavoratori della Galleria degli Uffizi di Firenze. Sono quelli che i visitatori incontrano alle biglietterie, all'accoglienza e ai bookshop. Uno dei motori che tiene in piedi il quinto museo più visitato al mondo. Ebbene, quei lavoratori entreranno per la prima volta in sciopero sabato prossimo, perché la direzione del museo, dunque il Ministero della Cultura, ha messo al bando il loro servizio, senza garantire continuità occupazionale e analoghe condizioni del contratto nella clausola sociale. Li ritenete lavoratori essenziali ma sono in appalto come aggiuntivi. Quando rivendicate risultati sul turismo, ricordatevi che questo non si fa tagliando i diritti e i salari, soprattutto nei confronti di chi lo manda avanti.

Vedete, questo decreto è un concentrato di cinismo sociale, un incoraggiamento all'espansione del lavoro nero, una spintarella all'evasione contributiva, un colpo secco al sindacato e un manifesto carico di arroganza nei confronti della parte più debole del Paese. Averlo dedicato al 1° maggio non è semplicemente una manipolazione politica, una manomissione delle parole, ma è un oltraggio nei confronti del fondamento costituzionale su cui si regge il nostro patto sociale. Ricordo l'articolo 36 della Costituzione, che dice che il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un'esistenza libera e dignitosa. I padri costituenti avrebbero avuto una crisi di rigetto se solo avessero spiegato loro che un giorno qualcuno avrebbe allargato fino ad aziende con 25 dipendenti e in settori come agricoltura e turismo l'uso dei voucher fino a 15.000 euro, da acquistare comodamente in tabaccheria, da tenere magari nel cassetto e da tirare fuori all'occorrenza, quando arriva l'ispettore del lavoro. Azzerate così i contratti stagionali e aprite la strada a forme ottocentesche di schiavismo nel mercato del lavoro della sesta potenza industriale del mondo.

I padri costituenti avrebbero avuto una crisi di rigetto se solo avessero saputo che negavate ai lavoratori delle piattaforme il diritto alle informazione basiche sulle condizioni contrattuali, quali orari, turni e ferie. La chiamate semplificazione ma, in realtà, è un modo per concedere totale arbitrio all'algoritmo di aziende che spesso nemmeno pagano tutte le tasse in Italia.

Infine, mettete mano al reddito, cancellandolo. Dunque, 400.000 famiglie perderanno integralmente il sussidio e le altre subiranno una decurtazione poderosa. Dite che ci sono quelli che possono lavorare, gli occupabili a qualsiasi condizione e a qualsiasi salario. Ma mi spiegate come lo collocate un occupabile di 50 anni, con la licenza media e che abita in una periferia del Sud? E quelle aziende che offrono part time di due ore al giorno le andate a controllare?

Non so dove viviate e da cosa derivi questa rabbia scaricata sui poveri, ma una cosa me la dovete spiegare: avete raccomandato esplicitamente nel contratto di servizio della Rai la promozione di programmi sulla natalità in Italia. Non so se stasera i bambini ci guardano, ma anche un bambino capirebbe che in un Paese con il record dei contratti precari (media OCSE), con i tirocini in buona parte gratuiti e con meno asili nido in Europa - e continuerà così grazie ai vostri disastri sul PNRR - fare figli è diventato un atto di eroismo. E che fate voi? Liberalizzate i contratti a termine, tagliate i sussidi, dite di no al salario minimo e a una legge sulla rappresentanza che spazzi via i contratti pirata.

Volete aumentare le nascite? Fate come in Francia, Germania e Spagna: alzate stipendi e pensioni, rinnovate i contratti per 7 milioni di lavoratori, varate un piano per l'occupazione giovanile e femminile, fate pagare i contratti a termine più dei contratti a tempo indeterminato, scommettete sulla transizione ecologica e digitale anziché andare ad elemosinare qualche deroga in Europa. Ve lo deve ricordare il numero uno di Banca Intesa, Carlo Messina, che forse è arrivato il tempo di tassare gli extraprofitti che, solo nel primo trimestre del 2023, si sono gonfiati anche grazie al rialzo dei tassi della BCE? Oppure pensate che si combatte il caro vita e la speculazione sui prezzi abbaiando contro Christine Lagarde sui giornali, per fare poi gli agnellini a Bruxelles e a Piazza Affari? E forse accanto a questo anche un po' di lotta all'evasione non guasterebbe, dopo i 12 minicondoni dell'ultima legge di bilancio.

Signora Presidente, ieri in quest'Aula Giorgia Meloni ha usato parole gravissime contro l'opposizione, scaraventandoci contro Falcone e Borsellino. Sbaglierò, ma ho l'impressione che un Presidente del Consiglio che usa, a proposito di tasse, l'espressione “pizzo di Stato” sia poco degna di citare due magistrati morti per mano della mafia, sia poco degna!

Così come trovo imbarazzante e sgraziato il balletto della maggioranza sul destino della Ministra Santanche', che fino a qualche giorno fa ha fatto la morale a tutti parlando del reddito come paghetta di Stato.

Guardate, l'antologia delle sue uscite pubbliche contro chi è povero e contro chi vive del proprio lavoro sarebbe infinita, ve ne farò un regalo. E, poi, scopriamo che avrebbe usato la cassa COVID pagata dai contribuenti per far lavorare i propri dipendenti. In qualsiasi altro Paese, signori della maggioranza, le dimissioni sarebbero state istantanee. Vi siete presentati come quelli che non vogliono disturbare chi vuole fare: l'avete spacciata come libertà e, invece, si trattava di una semplice licenza di arbitrio, licenza d'arbitrio sulla sicurezza sul lavoro, con l'introduzione dei subappalti a cascata nel nuovo codice oppure licenze ad arbitrio per spaccare il Paese con l'autonomia differenziata, che taglierà il diritto universale alla salute e all'istruzione. Restano, invece, scolpite nella nostra memoria e nella memoria di tutto il Paese le parole di un grande leader politico, Enrico Berlinguer: “Noi vogliamo una società che rispetti tutte le libertà, meno una: quella di sfruttare il lavoro di altri esseri umani”. Per queste ragioni il nostro “no”, oggi, è forte e deciso, perché, per noi, lavoro e libertà non cammineranno mai separati